Il 20 maggio 2025 si è spento a Roma Giovanni “Nino” Benvenuti, uno dei più grandi pugili della storia italiana e internazionale. Aveva 87 anni. Con lui se ne va non solo un campione olimpico e mondiale, ma un simbolo di correttezza, stile, passione e umanità. Benvenuti non è stato soltanto un grande atleta: è stato un uomo che ha vissuto lo sport come missione e l’Italia lo ricorderà a lungo per la sua eleganza, il suo carisma e il rispetto che ha sempre saputo trasmettere, dentro e fuori dal ring.
La notizia della sua scomparsa ha colpito profondamente il mondo sportivo, istituzionale e culturale. Personalità politiche, ex avversari e colleghi, giornalisti e semplici cittadini lo hanno ricordato con commozione, rievocando le sue imprese leggendarie e la sua figura di uomo esemplare.
Chi era Nino Benvenuti
Nato il 26 aprile 1938 a Isola d’Istria (oggi Izola, in Slovenia), allora parte del Regno d’Italia, Giovanni “Nino” Benvenuti è cresciuto tra le difficoltà del dopoguerra, in una terra segnata dalle tensioni etniche e geopolitiche. Trasferitosi giovanissimo a Trieste, fu qui che scoprì il pugilato e iniziò un percorso che lo avrebbe portato a scrivere pagine indelebili dello sport italiano.
Dotato di uno stile elegante, tecnica impeccabile e grande intelligenza tattica, Benvenuti non era solo un combattente: era un artista del ring, capace di fondere la disciplina dell’atleta con l’estetica del gesto sportivo.
Nino Benvenuti: Età, altezza, peso e misure
Al momento della sua scomparsa, Nino Benvenuti aveva 87 anni. Anche dopo il ritiro, ha mantenuto per molti anni un fisico asciutto e una presenza distinta, grazie a uno stile di vita sano e disciplinato.
Età al decesso | 87 anni |
Altezza | 1,80 m |
Peso in attività | 79,5 kg (peso medio) |
Occhi | Castani |
Capelli | Castani |
Fisico | Muscoloso, atletico |
Benvenuti combatteva nella categoria dei pesi medi, ma ha avuto successo anche nei superwelter (junior middleweight), mostrando un controllo eccellente del proprio corpo e una preparazione sempre meticolosa.
La carriera pugilistica: dai Giochi Olimpici alla gloria mondiale
L’esordio e la medaglia olimpica
Nino Benvenuti ha iniziato a praticare pugilato all’età di 13 anni. Il talento era evidente fin da subito. Da dilettante ha vinto tre titoli europei e ben cinque titoli italiani nella categoria dei pesi welter. Ma il vero momento di svolta arriva nel 1960, quando rappresenta l’Italia ai Giochi Olimpici di Roma.
In quell’occasione, conquista l’oro olimpico nella categoria dei welter e riceve anche il Premio Val Barker, assegnato al pugile con lo stile più raffinato del torneo. È un trionfo epocale, che lo proietta sulla scena internazionale.
L’ingresso nel professionismo
Dopo l’Olimpiade, Benvenuti passa al professionismo nel 1961. La sua carriera è impressionante fin dall’inizio: colleziona 65 vittorie consecutive, un record destinato a restare nella storia del pugilato italiano.
Nel 1965 conquista il titolo mondiale WBA e WBC dei superwelter, battendo l’americano Sandro Mazzinghi. Ma è nel 1967 che entra definitivamente nel mito, affrontando a New York Emile Griffith per il titolo dei pesi medi. Lo sconfigge ai punti in un incontro leggendario al Madison Square Garden. I due si affronteranno tre volte in totale, in una delle trilogie più emozionanti e rispettate della boxe moderna.
La rivalità con Carlos Monzón e il ritiro
Nel 1970, Benvenuti affronta il campione argentino Carlos Monzón, ma perde per KO tecnico. Dopo la rivincita, nel 1971, decide di ritirarsi con dignità e lucidità.
Il suo bilancio finale è straordinario:
- Record professionale: 82 vittorie (35 KO), 7 sconfitte, 1 pareggio
- Campione olimpico, mondiale superwelter e mondiale pesi medi
Nessun altro pugile italiano ha ottenuto un palmarès paragonabile, in così tante categorie e con tale eleganza.
Nino Benvenuti: amore, famiglia e dedizione
Nino Benvenuti ha avuto una vita familiare ricca e complessa. Nel 1961, poco dopo il successo olimpico, sposa Giuliana Fonzari, dalla quale ha quattro figli: Stefano, Macrì, Giuliano e Francesco. La coppia, nel 1971, adotta una bambina tunisina, Soraya, allargando ulteriormente la famiglia.
Dopo il divorzio da Giuliana, Benvenuti si risposa nel 1998 con Nadia Bertorello, con cui avrà una figlia: Nathalie. Nadia è purtroppo venuta a mancare nel 2023, due anni prima di lui.
Benvenuti è stato un padre molto presente e affettuoso, pur mantenendo una certa riservatezza sulla propria vita privata. Ha sempre protetto la sua famiglia dal clamore mediatico, lasciando che il centro dell’attenzione restasse sulla sua carriera sportiva.
Dopo il ritiro: cinema, tv e riconoscimenti
Benvenuti ha saputo reinventarsi con successo anche dopo l’addio al ring. Ha lavorato come:
- Commentatore sportivo per la RAI, in particolare nei grandi eventi pugilistici
- Attore e ospite televisivo, apparendo in film e programmi tra gli anni ’70 e ’80
- Dirigente sportivo e ambasciatore del pugilato italiano nel mondo
Nel 1992, è stato il primo italiano a entrare nella International Boxing Hall of Fame di Canastota (New York), il tempio mondiale della boxe.
Nel 1968, la prestigiosa rivista The Ring Magazine lo ha nominato “Fighter of the Year”, onore concesso solo ai più grandi della storia.
L’eredità di un campione
Il nome di Nino Benvenuti è associato a un’idea di sportività autentica. Mai sopra le righe, sempre rispettoso degli avversari, è ricordato per la sua umanità e il senso di responsabilità che ha sempre mostrato verso i giovani.
La sua amicizia con Emile Griffith, il grande avversario di sempre, è diventata un esempio di riconciliazione e rispetto. Dopo i match durissimi, i due divennero amici intimi e Griffith fu spesso ospite in Italia, accolto come un fratello.
Benvenuti ha spesso partecipato a iniziative scolastiche, conferenze, progetti di promozione dello sport giovanile, portando la sua testimonianza come educatore, modello e ispirazione.
L’ultimo saluto: il cordoglio di un Paese intero
Dopo l’annuncio della sua morte, il mondo dello sport ha reso omaggio a Nino Benvenuti. Il CONI, la Federazione Pugilistica Italiana, ex atleti, ministri e presidenti hanno espresso parole di ammirazione e gratitudine.
Il suo feretro è stato accolto con gli onori sportivi presso il Foro Italico, dove si sono riuniti centinaia di ex pugili, appassionati, giornalisti e amici per un ultimo saluto.
Molti lo ricordano come “il pugile gentiluomo”, un uomo capace di incarnare l’ideale olimpico anche nel professionismo, senza mai cedere alla volgarità o alla provocazione.
Con la scomparsa di Nino Benvenuti, l’Italia perde uno dei suoi più grandi eroi sportivi. Ma il suo esempio continuerà a vivere nella memoria collettiva, nelle immagini in bianco e nero delle Olimpiadi di Roma, nei match leggendari contro Griffith e Monzón, e nella dignità con cui ha sempre interpretato ogni ruolo: atleta, padre, uomo pubblico.
È stato un campione vero, che ha reso lo sport italiano più nobile, più forte e più rispettato nel mondo. E per questo, il suo nome sarà ricordato per sempre.
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